PERCORSI
Viaggiatori stranieri nel Golfoe nelle Riviere

Klenze a Portovenere

Tra gli illustri visitatori del golfo Leo von Klenze (1784-1864) va ricordato sia per l’importanza del personaggio che per la rilevanza delle opere che ha dedicato al nostro territorio, fra le quali il dipinto “Portovenere sul Golfo della Spezia” della Neue Pinakothek di Monaco, rappresentazione scenografica del promontorio e della chiesa di San Pietro, è divenuto un’icona anche a noi familiare.

Leo von Klenze
(1784-1864), Porto Venere am Golf von La Spezia (1827-1829 circa), olio su tela 117,5×93,5 cm, Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Neue Pinakothek, München.
Autorevole architetto, Hofbaumeister del re di Baviera Max I Josef, dal 1818 anche in qualità di Hofbauintendant e Oberbaurat ministeriale, Klenze rivestì nel regno bavarese le stesse funzioni di supremo controllo in campo urbanistico ed edilizio che K.F. Schinkel esercitava in Prussia. La Isarathen, l’Atene sull’Isar vagheggiata da re Ludwig I, così come gli edifici monacensi su modello italiano voluti da Ludwig hanno in Klenze il loro autore.

Numerosissimi sono i viaggi che Klenze compie in Italia, quasi sempre in veste ufficiale, anche come accompagnatore dell’allora principe ereditario Ludwig. Il suo spiccato interesse scientifico per l’archeologia lo porterà fino in Sicilia. L’esperienza italiana di architetto-archeologo si fonderà più avanti con quella greca, quando Klenze verrà incaricato da Ottone di Wittelsbach, dal 1833 re di Grecia, di studiare un piano di restauro per i monumenti dell’Acropoli.

Leo von Klenze è a Spezia di passaggio la prima volta nel 1806, dopo aver visitato Genova, diretto a Pisa, Firenze e Roma. Nel maggio 1827 è di nuovo sulle rive del golfo. Di questo viaggio ci lascia testimonianza in una serie di disegni della Spezia e dintorni. Qui un esempio. Il disegno in cui raffigura “S. Pietro a Portovenere”, in cui predomina l’interesse per la chiesa descritta nei suoi dettagli architettonici, servì come studio preparatorio per il dipinto, la cui datazione è collocata tra il 1827 e il 1829.

Forse motivato a cimentarsi nella rappresentazione del mare in tempesta da una precedente esperienza vissuta nel mare di Livorno, ma soprattutto ispirato dalla tradizione della pittura di marine, di cui nel 1825 aveva visto un esempio ad opera di Friedrich Gärtner al Kunstverein di Monaco, inoltre influenzato dalla visione del pittorescenografo Domenico Quaglio, Klenze mette in scena sul piazzale di San Pietro il dramma corale dei paesani impotenti a soccorrere un’imbarcazione che sta per naufragare. La critica ha evidenziato come il procedimento compositivo adottato da Klenze, di tipo “additivo”, è quello tipico di un architetto dello storicismo, che studia edifici di epoche passate, ne coglie singoli elementi e li ricompone in una nuova unità. L’artista non solo combinava insieme vedute diverse, ma aggiungeva al motivo centrale, derivante dall’osservazione sul luogo, elementi di invenzione (qui la torre che si erge a destra della chiesa). Nel quadro, ambientato in uno spazio molto vasto, la chiesa ha un ruolo dominante, per la posizione centrale, alta sul promontorio, e per le sue caratteristiche architettoniche, in particolare la facciata a strisce bianche e nere. La costa della Palmaria, più bassa e lontana, diventa elemento secondario della composizione, mentre il mare e il cielo in tempesta e la scena che si svolge a terra costituiscono nel loro dinamismo drammatico l’elemento di novità. Architettura e ambiente naturale appaiono intimamente legati.

Leo von Klenze
(1784-1864), Landscape with the Castle of Massa di Carrara (1827), olio su tela 101×77,2 cm, J. Paul Getty Museum, Los Angeles.
Merita di essere ricordato anche il quadro “Paesaggio con il castello di Massa di Carrara”, da molti considerato il migliore dei dipinti dell’artista, che rappresenta il castello di Massa visto dall’entroterra, in posizione isolata e dominante su un’altura, collocato in una natura rigogliosa, in cui la composizione è completata da elementi architettonici d’invenzione.

L’esperienza della luce mediterranea, lo studio delle ombre nette da questa generate, fu per Klenze come per gli altri artisti del nord momento importante di arricchimento, che trova nei dipinti italiani la sua piena espressione.

Chiara Cozzani
Indice
Klenze a Portovenere
Dominique Vivant, barone Denon …
Karl Friedrich Schinkel …
George Sand …
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